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La Recensione

 

 

 

NON E' MAI TROPPO TARDI PER IMPARARE...

 

"Il 900 si apre e si chiude a Sarajevo": questa la frase tormentone di Figlie dell'Epoca, lo spettacolo di Roberta Biagiarelli andato in scena nella Sala Verdi del Teatro della Fortuna il 28 novembre. Il 28 si, anche i numeri hanno la loro importanza nello spettacolo della Biagiarelli, soprattutto se è l'occasione per parlare di quel 28 Aprile del 1915, quando per la prima volta nella storia,  1136 donne, provenienti da 12 paesi d’Europa e d’America si riuniscono in Olanda, all’Aja, in un Congresso Internazionale, per opporsi alla guerra in corso, un episodio non ricordato e poco conosciuto, totalmente assente dai nostri libri di storia.  Da brava narratrice, Roberta ci riporta indietro nel tempo, mantenendo un filo costante con il presente, un file-rouge tra la realtà di allora e quella di oggi, con alcune "note personali" che fanno riferimento alla sua vita di attrice e donna. Sì, perché la Storia ci appartiene, è nelle nostre radici, nel nostro DNA e non possiamo fare finta di niente. Emerge così anche una incredibile coincidenza: Roberta è nata esattamente 100 anni dopo la nascita dell'unica donna italiana che partecipò a quell'evento storico, Rosa Genoni, una donna eccezionale, di umili origini che seppe, con determinazione e umiltà, conquistare un posto d'onore nella politica e nella società dell'epoca.

In molti hanno visto A come Srebrenica, il monologo della Biagiarelli sul conflitto bosniaco, (chi non lo avesse fatto se lo appunti nelle cose da non perdere!) che da 14 anni l'attrice non si stanca di portare ovunque e che, paradossalmente, è una delle rare testimonianze di ciò che accadde davvero a pochi passi da noi. Ed è da lì che parte la sua curiosità, poiché a Sarajevo nacque la scintilla che scatenò la prima Guerra Mondiale, mentre la guerra in Jugoslavia ha chiuso miseramente il secolo passato. Per questo quella frase tormentone ci accompagna in tutto il racconto, l'incredibile racconto di una guerra vista attraverso una diversa prospettiva, quella delle migliaia di donne che hanno lottato per la pace in un momento in cui nessuno sapeva cosa volesse dire.

E allora eccoli i ritratti di alcune di quelle donne: Roberta le attraversa e le fa rivivere in tutto il loro impegno, in tutto il loro coraggio, molto al di là di quello che oggi potremmo minimamente pensare. Queste donne andarono a bussare alle porte dei potenti uomini di stato per chiedere la pace: lo fecero dopo 4 giorni di incontri, con tavoli di lavoro e studio, contro lo scetticismo della stampa, promuovendo e progettando idee rivoluzionarie e persino già pensando ad una possibile "unione degli stati europei"! Assistere a questo spettacolo mette i brividi, commuove e smuove le nostre coscienze.

Ci chiediamo: dove sono ORA le nipoti di quelle incredibili donne? Nei primi del 900 furono gettate le basi del femminismo, quello vero, quello che non vuole vittime, ma eroine, donne capaci di realizzare i propri sogni in modo concreto e con cognizione di causa. Certo, non riuscirono a fermare la guerra.."l'idea è buona si, ma non si può fare...": questo venne loro risposto dai capi di stato, l'esatta frase che ci viene risposta ora, a noi, a Roberta stessa, quando presentiamo un progetto valido, ma su cui nessuno ha veramente voglia di investire. E allora, forse, siamo proprio noi che dobbiamo investire in quello che crediamo, forse cercando e ritrovando quella solidarietà che abbiamo perso per strada, troppo prese da vanità e gelosie inutili. Roberta Biagiarelli ha "imparato" e non è mai troppo tardi per farlo.

FIGLIE DELL'EPOCA

 

Roberta Biagiarelli

Sogno e follia sulle note di Kurt Weill e Igor Stravinskij: magica serata al Comunale di Cagli con  Le rêve et la folie nella straordinaria interpretazione di Laura Muncaciu, ottima e coinvolgente cantante che con una presenza scenica estremamente attrattiva ha affascinato il pubblico con un recital suggestivo, accompagnata al pianoforte dalla bravissima Daniela Maddalena.  Da “Surabaya Johnny” a “Alabama song” alla “Ballata del pescecane”, il recital ha proposto un originale  percorso sulle composizioni di Weill  in tre parti: Berlin, Paris e New York, in un'inedita e singolare struttura, con una parte dedicata a Igor Stravinskij.  

La proposta di Laura Muncaciu e Daniela Maddalena nasce da una vocazione interpretativa di stili e sonorità che spicca come una delle novità più interessanti della stagione di Cagli, creata da Massimo Puliani che in veste di regista ha firmato, con Alessandro Petrolati, gli eleganti contributi registici e multimediali del concerto che proponevano le immagini pittoriche digitali della stessa Laura Muncaciu, al suo debutto come pittrice. Questa nuova produzione realizzata dall'Istituzione teatro del Comune di Cagli si inserisce nel filone della valorizzazione degli artisti che risiedono nel territorio: dal maestro Mario Mariani  ai Rari ramarri Rurali, gli Obelisco Nero, i gruppi jazz dei musicisti Pacassoni e Donati  e prossimamente con la produzione di  due nuovi spettacoli di teatro e danza con la Mef Ensemble e una nuova compagnia di giovani nell'ambito della Rete Teatri Produzioni che coinvolgerà 5 comuni.  Cagli sta diventando così sempre più un punto di riferimento valido e  qualificante non solo per gli artisti già affermati ma anche per giovani talenti.

Le rêve et la folie

nella straordinaria interpretazione di Laura Muncaciu

LA SOLITUDINE DEI TEATRANTI

SINFONIA D'AUTUNNO AL TEATRO DELLA FORTUNA DI FANO

 

da Il Messaggero del 9 dicembre 2014

 

L'incomprensione e l'incapacità di saper comunicare affetto sono alla base di Sinfonia d'Autunno, che, dopo qualche giorno di riallestimento, è ripartito dal Teatro della Fortuna di Fano, con la regia di Gabriele Lavia e la magica interpretazione di Anna Maria Guarnieri, affiancata sul palcoscenico da Valeria Milillo, Danilo Nigrelli e Silvia Salvatori.

 

La scena è grigia, ordinata, perfetta, ma.. grigia: quasi a definire un'aridità interiore, una perfezione solo apparente e priva di emozioni. In un angolo spiccano invece i colori della piccola cameretta del figlio perduto, in un tragico incidente, a soli quattro anni di vita. Un dramma mai completamente digerito dai due genitori, Eva e Viktor, che hanno lasciato la cameretta così come era e amano trascorrervi del tempo per non dimenticare. E' immediato percepire che la perdita del piccolo, abbia contribuito a minare la convivenza della coppia, che pur amandosi profondamente, non riesce a comunicare l'amore e ognuno dei due rimane quasi imprigionato nella sua solitudine. Come un tuono, che aleggia costantemente in tutta la pièce causato da un interminabile temporale, giunge la madre di Eva, invitata dalla stessa figlia che tenta così di ricucire le ferite di una profonda incomprensione, fatta di mancate coincidenze. Una straordinaria Charlotte/Guarnieri che incarna egoismo e passione, vissuti con ambigua perseveranza e distacco. E' il suo abito rosso l'unico punto di colore sul palco: un rosso quasi abbagliante, accentratore. Un inutile tentativo di scaldare quell'ambiente grigio e freddo come ormai deluse, aride, grigie e fredde sono le anime dei tre protagonisti, abbandonati e rassegnati alla loro eterna e insanabile solitudine. Le urla di richiamo di Helena, la sorella paraplegica che vive in stato semivegetativo, ma che sembra "sentire" molto più degli altri le potenti energie liberate inconsapevolmente da ognuno dei protagonisti, sono simili a quel temporale insistente, unico bagliore nella monotonia grigia.  Lavia ha assistito in fondo alla platea al debutto di Fano, trattenendo il respiro insieme al pubblico del Teatro della Fortuna. Secondo Lavia, Bergman conosceva bene quel sentimento, perché comune anche ai teatranti, condannati a quella che Bergman chiama la Solitudine Assoluta.

Il senso di colpa si insinua in ognuno dei protagonisti, tutti profondamente in parte: Eva/Milillo in quel disagio adolescenziale, Viktor/Nigrelli in quella triste e dolce rassegnazione e la splendida Charlotte/Guarnieri, pianista insoddisfatta e madre incompiuta.

ATER BALLETTO

incanta e diverte il pubblico del Teatro Rossini

da Il Messaggero del 16 dicembre 2014

 

Un caleidoscopio di emozioni per il primo appuntamento della stagione di Danza al Teatro Rossini: Aterballetto ha decisamente conquistato il gremito Teatro Rossini con due opere singolari e affascinanti: il più intimo e onirico Don Q. Don Quixote de la Mancha  di Eugenio Scigliano e il divertente e coinvolgente Rossini Cards di  Mauro Bigonzetti.

Il Don Quixote di Scigliano incarna pienamente l'essenza dell'artista in quell'equilibrio perennemente instabile fra la realtà e l’immaginario da lui stesso creato. Una sedia il suo cavallo, mentre sullo sfondo le immagini delle ombre delle pale dei mulini a vento che si alternano al bosco, al senso di una cavalcata verso l'ignoto. "Essere artista ha sempre significato possedere ragione e sogni": questa la frase di Thomas Mann che ha ispirato il giovane e talentuoso coreografo, per un viaggio intimo e carico di istintive emozioni. Le musiche hanno ben sottolineato l'ambiguità del precario equilibrio, con riconoscibili melodie di musica classica spagnola, alternate alle sperimentazioni sonore del finlandese Kimmo Pohjonen. Don Quixote rimane un vero eroe-antieroe del mondo moderno, carico di contraddizioni e fluttuante sognatore ricco di ideali. Divertente e coinvolgente "secondo tempo" con Rossini Cards di Bigonzetti, accattivante esperto del gioco teatrale, che ha saputo cogliere l'ironia del nostro compositore proponendo delle vere e proprie "cartoline" ispirate alle più famose arie di Rossini, condite persino da una ricetta declamata di fronte al sipario chiuso da una delle ballerine, per sottolineare quel filo sottile che contraddistingue ogni suo lavoro, tra il serio e il faceto. Toccanti passi a due, accompagnati da un pianista in scena, e attente geometrie di movimenti in un crescendo incalzante: tra ballerini che scompaiono con un balzo nella buca dell'orchestra e riappaiono salendo da una scaletta, fino al travolgente finale sulle note de La gazza ladra. 18 i ballerini in scena, tutti provenienti da una base classica, carichi di espressività e capaci di interpretare con passione ogni singolo gesto con magica perfezione.

 

Affascina il magnetismo di HUGO RACE sul palco del Teatro della Concordia di San Costanzo la sera di Natale

da il Messaggero del 27 dicembre

 

Una sera di Natale diversa, che dal Teatro della Concordia di San Costanzo ci ha trasportato lungo le interminabili strade australiane, quelle che da Melbourne portano nel deserto. Hugo Race è davvero un personaggio. Musicista, performer, scrittore e produttore australiano, Race è stato protagonista di due ore di concerto che ha catalizzato e coinvolto il gremito teatro. Insieme a lui, sul palco, il suo regalo di Natale agli amici di Ville & Castella, che hanno organizzato l'evento, e al suo pubblico, il chitarrista Davide Mahony che ha contribuito alla magia di una serata davvero speciale che ha il fascino di un viaggio condiviso, con "canzoni che vengono da tutte le parti" - come Hugo ha tenuto a specificare - "come una mappa dei miei ultimi anni, che spero diventi vostra." Canzoni "nere", "sporche", (dirty song) ma anche cariche di sentimento, "per ricordare cose tenere e dolci" o per viaggiare, di notte, lungo strade ove ti puoi perdere facilmente o dove scegli di perderti.

Un suono che spazia tra il blues e la psichedelia, definito dal Melody Maker "industrial-trance-blues": Race si muove tra chitarra e basi elettroniche capaci di amplificare o urlare la sua rabbia, ma anche in grado di trasformarsi in una melodia folk dove la sua calda e vibrante voce ti arriva al cuore.

"Io sono un mega credente in tutte le possibilità di tutto - racconta - sono un narrativo esistenziale." La sua simpatia si trasforma in empatia e lo fa dialogare con il pubblico, come se si fosse intorno ad un falò sulla spiaggia. Due bis lo richiamano sul palco e alla fine arriva l'ultimo regalo di Hugo, una versione unica della ballata in stile jazz "Cry me a river", scritta da Arthur Hamilton per Ella Fitzgerald e divenuta poi suo cavallo di battaglia, che riesce a rendere ancor più indimenticabile questa serata. 

Foto di Luciano Americano

Una standing ovation al Teatro Rossini per Jesus Christ Superstar, nella versione originale di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, firmata Massimo Romeo Piparo, uno dei musical più riusciti del panorama italiano.

E i brividi iniziano sin dall'apertura del sipario, con il simbolo del musical, quando la musica si impossessa prepotentemente della nostra memoria, nella splendida ouverture che accenna i brani, ormai divenuti un vero cult, eseguiti da un'Orchestra dal vivo di ben 12 elementi. Piparo ha realizzato un vero e proprio capolavoro, capace di emozionare e coinvolgere non solo i fan dell'opera: troneggia in scena un gigantesco schermo led che insieme ad altre tre colonne amplifica i momenti più suggestivi dello spettacolo, come il mercato e la crocefissione, insieme al sipario trasparente che si trasforma in denuncia di crimini e misfatti mondiali durante le celebri 39 frustate alla corte di Pilato.

Accanto all'osannato Ted Neeley, Giuda è interpretato da uno strepitoso Feysal Bonciani, scelto dal regista e da Neeley tra oltre cinquecento candidati da tutta Italia, che con la sua estensione vocale e fisicità ricorda il compianto Carl Anderson, scomparso prematuramente 10 anni fa. Al termine della memorabile Heaven on their minds (dove Giuda esprime i suoi dubbi sulla popolarità di un Gesù che la fama terrena rischia di allontanare dalla sua missione) arrivano i primi scroscianti applausi. Applausi che non si fermeranno più per tutto lo spettacolo, tra trampolieri, mangiafuoco e ballerini.

Geniale l'intuizione di trasformare  Erode in Ubu roi in una miscela di teatro dell'assurdo e commedia dell'arte fino alla  travolgente scena finale.

Tutti bravissimi, magnifico Emiliano Geppetti (Pilato)  e Paride Acacia (Hannas), Francesco Mastroianni (Caifa), in una curiosa inversione di immagine rispetto agli attori del film, e la dolce Simona Distefano (Maria Maddalena).

 

Per chi non ne fosse ancora sazio Ted Neeley sarà al Comunale di Cagli il 10 gennaio nel suo tour per la promozione della versione rimasterizzata del film e per dialogare con il pubblico. 

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